ARTICOLO PUBBLICATO SUL N 12 DI "A TUTTO
CAMPO"
SI RINGRAZIA IL DIRETTORE EDITORIALE GINO MAZZEI PER LA
GENTILE CONCESSIONE
Impariamo ad accettare i limiti dei nostri
bambini
L'ANSIA DEL
SUPERFIGLIO
SONO TROPPE LE PRETESE CHE VENGONO DAI
GENITORI
E IL RISCHIO E' DI RITROVARSELI GRANDI
PIENI DI PROBLEMI
"Impariamo ad accettare i limiti dei
nostri bambini. Essi non sono nati per soddisfare il nostro
orgoglio o per compensare le nostre frustrazioni". Si apre con
questa frase un articolo recentemente pubblicato dal
settimanale PANORAMA che trattava dettagliatamente tutte le
problematiche che oggi investono genitori e
bambini.
La cosa, precisiamolo subito, non riguarda
solo il mondo del calcio, ma e estesa a tutto quello
che e il rapporto tra i bambini che crescono e i loro
genitori. La frase con la quale abbiamo aperto questo articolo
non fa parte di un manuale pedagogia, ma e stampata nero
su bianco su un manifesto che campeggia sulle tribune di 400
piscine d'Italia. Un'idea della Federazione Italiana Nuoto,
per cercare di "educare" quella massa di adulti che non
pensano altro a scalmanarsi per le gesta sportive del
figlio.
Il fenomeno e cosi a 360 gradi ed
esce fuori dal mondo del calcio e dello sport in generale. "E'
la sindrome del piccolo campione", viene scritto in questo
articolo. La "moda" dilaga in tutta Italia, da Nord a Sud. E'
il sogno del figlio perfetto, anzi del superfiglio. "In un
paese dove si fanno sempre meno figli, quei pochi diventano
preziosi" e il commento di un demografo
dell'infanzia.
Le statistiche del resto parlano chiaro:
su poco piu di 14 milioni di coppie in Italia, il 45% di esse
ha solo un figlio, circa 42 % arriva massimo a due. Cosa
succede quindi ? Che dall'unico figlio ci si aspetta tutto.
Gli si da tutto, ma gli si chiede anche
tutto.
E non devono essere solamente bravi a
scuola, ma devono suonare la chitarra o il pianoforte, parlare
le lingue e... giocare bene a calcio.. Secondo l'ultimo
Rapporto Nazionale sull'Infanzia, il 20% dei bambini italiani
tra i 7 e gli 11 anni dice di non avere un solo istante di
tempo libero nella loro
giornata.
Si fanno crescere i nostri bambini con dei
luoghi comuni ormai assodati tipo: "se tuo figlio non inizia
da piccolo a parlare inglese ne farai un minorato" oppure "se
non prende subito in mano un computer poi non imparera ad
usarlo."
I genitori non riescono ad essere
neutrali. Portano il loro figlio a fare sport e non riescono a
stare al loro posto. Se l'allenatore non fa giocare il proprio
bambino nel tal ruolo, piantano delle grane alla societa,
condizionano con i loro atteggiamenti la crescita sociale del
bambino. Ecco il fenomeno dei genitori
"ultra"
Sempre su PANORAMA, ecco il pensiero di
Ezio Vendrame, calciatore fuori dalle righe negli anni '70,
oggi allenatore di settore giovanile in Veneto. Quello che
dice deve far riflettere. "Siamo tutti vittime di genitori
convinti di aver creato tanti Maradona - dice -. Per loro,
l'unica cosa che conta e vincere. Cosi fai fatica a
spiegare ai ragazzi che perdere una partita non e la fine
del mondo, che non si puo star male per
questo."
Il sogno di Vendrame (ah, ci risiamo...)
era "allenare una squadra di orfani". Tre anni fa ha gettato
la spugna, "A un provino a Pordenone mi e capitato
persino un padre che mi offri 5 milioni di lire purche gli
prendessi in squadra il
figlio."
A Roma, un maestro di judo ha deciso di
allenare a porte chiuse i bambini a 6 ai 13 anni. Ai
genitori e consentito l'ingresso solo nell'ultimo quarto
d'ora perche possano rendersi conto dei progressi della prole.
Dice il maestro: "Il dramma e l'irrealizzato che
proietta sui figli tutta la propria ansia di successo. Tempo
fa ho dovuto mandare via due bambini deliziosi, un maschietto
di 8 anni e la sorellina di 12, perche il padre, uno dei miei
primi allievi tanti anni fa, accompagnava i figli alle gare e
cominciava a urlare: "Dai massacralo,
uccidilo."
E' cambiato il modello educativo: il
piccolo selvaggio da domare, e stato soppiantato dal
piccolo genio che nasce buono e dotato e va solo aiutato ad
avere successo da genitori che diventano i sindacalisti del
figlio.
Questa ricerca della perfezione non e
indolore. Cresce il disagio per i figli che non riescono a
sopportare tante pressione: difficolta nel sonno, problemi con
il cibo e di apprendimento. Emergono anche nuovi disturbi.
Come la deglutizione atipica che ha subito un boom: dall'1 al
35% dei casi. Sono i bambini che tengono il ciuccio o il dito
in bocca fino a 5-6- anni con l'effetto di modificare il
palato. E ci sono anche quelli che non riescono a fare a meno
del biberon fino a 9 anni. Sentite cosa ha detto la
psicoanalista e psicoterapeuta dell'Istituto di ortofonologia
di Roma, specializzato nell'assistere i minorenni. "C'e una
grande enfasi sulla prestazione. A due anni usano il
telecomando, a tre giocano con il computer, alla scuola
materna hanno gia il telefonino a tasto unico per chiamare la
mamma. Ma a nove anni dormono ancora nel lettone con i
genitori. Reagiscono, insomma, rallentando o arrestando lo
sviluppo su altri piani". Un indizio: in cinque anni e
raddoppiato il numero di bambini che, pur crescendo,
continuano ad adottare un linguaggio
infantile.
La paura dello scacco, del
fallimento e l'altra faccia del superfiglio. Analizza il
neuropsichiatra infantile Gabriel Levi: "Oggi convivono due
modelli. I genitori, da un lato, vogliono il figlio
superiuscito. Dall'altro, non vogliono che soffra. E' come se
gli dicessero contemporaneamente: vinci tutte le battaglie, ma
non ti frustrare."
E allora il pericolo e dietro
l'angolo. Una recente indagine della Consulta regionale della
F.I.G.C. ha evidenziato come ci sia una sorta di imbuto tra il
numero di praticanti che va dalla categoria Esordienti a
quella Allievi.
"Una grande tipologia dei
tossicodipendenti - segnala Guglielmo Masci, direttore
dell'Agenzia per le tossicodipendenze del Comune di Roma
- e quella dei traumatici: erano bravissimi, super,
capaci di tutto e, alla prima mazzata, crollano. E per reggere
l'immagine grandiosa di se ricorrono alle sostanze. La
cocaina, prima di
tutto."
Qualcuno, piu semplicemente, si ritira in
casa, nel suo bozzolo, rinunciando alle sfide. Sono sempre di
piu i casi di adolescenti che a 14-15 anni si ritirano dal
mondo.
Il vero dramma del superfiglio e cosi
di crescere. E per i genitori di lasciarlo andare. Si iniziano
a vedere casi anche di genitori che accompagnano i figli a
fare esami all'universita. Un tempo questo era
impensabile.
Precise ricerche segnalano che i giovani
italiani ritardano sempre di piu l'uscita dalla famiglia oltre
la soglia dei trent'anni. Cosi, nell'ansia di tirar su un
bambino perfetto, i genitori si torturano nella preoccupazione
di non esserne capaci. E finiscono con l'essere insoddisfatti
di se e scontenti del
figlio.
Con meno ansie, e il succo, si vive
meglio.
Gino
Mazzei